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Federico Rinaldi: determinati a vincere la «cerchia paludosa» e la «miopia» politica |
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Federico Rinaldi
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Scienze dello Sport e dell’Alimentazione. Un master per lo sviluppo locale e per fare sistema |
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di Rosella Vivio
giovedì 16 novembre 2017 - 09:27
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Rieti ha problemi seri. L’economia ristagna, il
lavoro manca, il commercio langue e la demografia decresce. A monte ci sono una
crisi che investe da anni l’Italia intera oltre che il tessuto industriale
locale, istituzioni impoverite di risorse e una
classe politica tanto largheggiante nella promessa elettorale, quanto fiacca nella
capacità di far leva sui punti di forza territoriali per favorire la crescita.
Una classe politica, quella reatina, che appare, a sinistra, come a destra, non
all’altezza di dare risposte alla complessità del presente. A questo si somma,
ma forse ne è causa originaria, un
tessuto sociale divaricato tra accidia,
scetticismo, egocentrismo provinciale e diffidenza preconcetta verso chiunque proponga un’idea,
un progetto.
Fatta la premessa impietosa e non nuova (ma a cosa servirebbe
mascherare la realtà?) va detto che fortunatamente non manca chi non si
rassegna al declino. “Futureate”, laboratorio di idee, è un gruppo di lavoro di
recente formazione nato dalla consapevolezza che per realizzare qualcosa di
collettivo bisogna mettere insieme il capitale umano civico, le istituzioni,
locali e non, laiche e religiose; obiettivi realistici e non estemporanei.
Dietro un progetto che ha l’ambizione di produrre vero e duraturo sviluppo ci
sono sempre studio, analisi sistemiche,
individuazione di punti di forza da cui partire.
Per “Futureate”i punti di forza sono lo sport, l’alimentazione e l’Università.
Ce ne parla il portavoce del gruppo di
lavoro, Federico Rinaldi, ingegnere dell’Eni, quarantenne figlio dell’ex
presidente della Cassa di Risparmio di Rieti, poi Cariri.
Comincerò
col farti una domanda: nessuno ti ha detto chi te lo fa fare? Tu hai un lavoro
interessante a Roma e mettersi in gioco in una città che di tentativi non
riusciti ne ha visti diversi, uno è quello di Next-Snia, è impresa temeraria.
Come no! Mia madre e mio padre me lo dicono sempre.
E
chi te lo fa fare?
Sai cos’è l’amore per la propria città? Il
dispiacere nel veder morire quanto possedeva, pezzo per pezzo? Conoscere le sue
potenzialità e vederle restare tali, senza che si riesca a farle fruttare come dovrebbero e potrebbero.
Ecco, è questo che me lo fa fare.
Sì,
capisco. Da anni da noi è una continua perdita, dal nucleo industriale a corsi
universitari di eccellenza come quello di Fisioterapia. Per non dire che
quest’anno non si è tenuto il fiore all’occhiello dello sport reatino, il
Meeting di Atletica.
È proprio questo il punto. Chi è figlio di questa
città non può assistere con rassegnazione a quanto succede. Serve un argine al
declino e Futureate è nata per costruirlo con l’aiuto di tanti, si spera.
Chiediamo a chiunque voglia contribuire alla sua costruzione di farne parte,
mettendo a disposizione passione e competenze. Ci sono insospettabili fermenti
in giro.
Parliamo
della natura dell’associazione e dei suoi obiettivi.
Intanto vorrei dire che l’associazione è nata come
realtà apartitica, trasversale, indipendente, formata da persone con esperienze
e professionalità diverse. Il nostro scopo è di ridare impulso all’Università oggi a rischio
di dissesto e di fare dello sport e dell’offerta formativa il cardine dello sviluppo locale. Alimentazione, sport e
Università sono i tre cardini su cui costruire un sistema locale. Un innovativo
modello di sviluppo esportabile.
Le
università locali, dette dispregiativamente “sotto casa” non vivono un momento
felice. Ormai è chiaro che molte di esse sono state volute dalla politica
più per darsi lustro e per creare posti
da offrire a chi orbitava nel mondo dei partiti che per fare l’interesse dei
territori e di chi le frequenta. A Rieti è successo questo. Che ricaduta c’è
stata per la sua economia? Che osmosi si è creta tra mondo universitario e
tessuto cittadino? Quanti docenti di prestigio ne hanno fatto parte?
Lo so. Come ho avuto modo di dire anche altrove, lo scorso 27 ottobre, è stata persa una grande
occasione. Si sarebbe potuto e
dovuto imprimere una discontinuità nella
gestione del sistema universitario. . Che senso ha, per dire, una facoltà di
Scienza della Montagna tenuta a Rieti invece che al Terminillo? E senza il Comune, la Fondazione Varrone e la ricapitalizzazione
fatta grazie al suo grande supporto l’Università sarebbe stata bella che persa.
E quindi? Cosa
pensate di poter fare in una città prigioniera di una “cerchia paludosa”, con politici che definite “miopi”?
Pensiamo che sia
necessario non arrendersi. Siamo determinati a portare avanti il progetto per
cui mi sto impegnando da mesi, quello di un master del tutto innovativo in “Scienza dello sport e dell’alimentazione”.
Per la prima volta l’università formerebbe esperti che il mercato dello sport,
a livello nazionale, chiede. A
supportarci c’è una istituzione
importante come il Coni. Crediamo
che una realtà piccola come Rieti, priva di infrastrutture viarie, possa avere come core business di un modello di sviluppo proprio l’Università. Una Università intorno
a cui costruire un vero e proprio sistema, economico, produttivo, culturale. È così
che potremo crescere valorizzando le nostre peculiari risorse,
lo sport, l’alimentazione, la montagna, le correnti ascensionali,
l’acqua, la biodiversità.
Quanto conta essere il figlio di Alessandro
Rinaldi in questo progetto?
Molto, mio padre da
presidente della Cariri, ha sempre supportato l’atletica reatina e per farlo ha
stabilito importanti relazioni nel mondo sportivo. Debbo moltissimo a lui e ad
Andrea Milardi, purtroppo scomparso troppo presto. Considero questo un patrimonio
da non disperdere. Da mettere a disposizione della città.
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