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Intervista a Giosuč Calabrese, candidato sindaco |
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© Giosuč Calabrese
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Inutile pensare al passato, č guardando al presente che si costruisce il futuro. Una sola lista civica per evitare i contentini |
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di Rosella Vivio
martedģ 2 maggio 2017 - 09:05
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«Rieti città dell’economia
verde, città solidale, città dell’equità, città dell’energia, città digitale,
città della salute, città produttiva, città della cultura, città dello sport e
città dei giovani». Questo era ciò che cinque anni fa prometteva di realizzare Simone
Petrangeli se fosse diventato sindaco.
Era il rinnovamento che i reatini aspettavano dopo quasi un ventennio di
amministrazione di destra, sempre più asfittica, padronale, clientelare e spendacciona.
Promesse che una campagna elettorale frizzante e perfettamente confezionata rese
irresistibili. Per la destra fu la sconfitta. Petrangeli, grazie alle primarie del Pd vinte
e sostenuto da un ampio schieramento di centrosinistra, si prese l’onere, e
l’onore, del governo della città. Sembrò una doppia primavera, stagionale e
politica. Nei primi giorni, dopo la vittoria del giovane sindaco, uno spirito
di rinascita animava i cittadini. La piazza del Comune, come rinvigorita, ospitava
volti di cittadini, molti giovani, raggianti Le attese erano tante. Troppe. Poco dopo tutto iniziò ad
affievolirsi. Nulla di quanto promesso si è avverato. Il quinquennio di
Petrangeli sindaco, da partecipato, inclusivo e ottimista che doveva essere, è
scivolato via caratterizzandosi come pedante, «ragioneristico», litigioso, emotivamente
piatto e indifferente ai problemi di chi è morso dalla crisi. Al centro di
tutto, dall’inizio alla fine, c’è stato il debito ereditato dalla destra. Un debito utilizzato per giustificare quanto è
rimasto promessa e affrontato con l’istituto del predissesto. Una scelta che ha molti critici, visto che a
pagarne il peso sono i cittadini e non
la classe politica che ha prodotto il debito. Questo lo avrebbe consentito solo
il dissesto.Paolo Bigliocchi, ha detto
che un bilancio da risanare «non scalda i cuori». Vero, ma nemmeno dovrebbe gelarli.
Ed è il gelo prodotto che ha convinto Cicchetti e Calabrese a scendere di nuovo
in campo, forti della propria esperienza amministrativa. Giosuè Calabrese, ex presidente della
provincia ed ex aspirante sindaco di Rieti nel 2007, quando partecipò alle
primarie del Pd venendo sconfitto da Gaetano Papalia, poi battuto da Giuseppe
Emili, parla della sua candidatura e di ciò che farebbe da sindaco. Qualcuno sostiene che nel 2007 fu un errore del
Pd puntare su Papalia e che con Clabrese si sarebbe vinto. Altri sostengono che
la tua candidatura oggi sia una vendetta personale nei confronti del Pd.Ai primi dico che la storia
non si fa con i se. Nel 2007 andò in un certo modo ed è difficile dire se avrei
potuto battere Emili. Io penso di sì (ride). Posso dire che le condizioni
c’erano, ma è inutile stare a pensarci oggi. Oggi bisogna pensare al presente
per costruire il futuro. Ai secondi, invece, posso dire che fare il processo
alle intenzioni indica una carenza di critiche
sostanziali da muovermi.Ad agosto dello
scorso anno, qualche giorno prima del terribile terremoto che ha devastato
Amatrice, ti feci un’intervista a proposito del “ristoro” che Acea deve alla
Sabina per lo sfruttamento delle sue sorgenti intitolata
“ Giosuè Calabrese: al “ristoro” serve coraggio”, ancora disponibile sul
web. Ti chiesi se stavi pensando a una possibile candidatura e se da sindaco ti
impegneresti di nuovo a favore del risarcimento economico di nuovo bloccato,
questa volta dal sindaco Raggi.Alla
seconda domanda rispondo di sì. Riguardo alla prima, ricordo di averti risposto
che stavo ricevendo sollecitazioni in tal senso, ma che avevo bisogno di
pensarci. In quel momento l’idea di candidarmi era ancora una ipotesi remota.
Le sollecitazioni non avevano colto nel segno in maniera tale da convincermi..Cosa è cambiato
da allora? C’è
stato il terremoto, la crisi prodotta nell’area del cratere, mi ha spinto a
dare ascolto alle sollecitazioni che sono continuate. Dopo aver visto morire
tante persone che conoscevo, io sono originario di Posta, a un certo punto ho
fatto delle riflessioni. La prima è che potevo essere utile nel capoluogo
sabino, sede del Commissario alla ricostruzione., ma non da comprimario. Viviamo un momento dove
serve conoscere il sistema dell’amministrazione, saper far funzionare al meglio
la macchina, gli uffici, e saper prendere decisioni. Credo di avere sufficiente
esperienza per gestire la complessità che oggi presenta l’istituzione comunale.Tu sei
sostenuto da una lista civica, ma c’è chi dice che sei un professionista della
politica e che tanti che sono con te sono altrettanto legati ai partiti. Ad
esempio l’UdcLista
civica non vuol dire avere una verginità partitica. Quello lo chiede il M5S.
Lista civica vuol dire che persone di diversa sensibilità politica si mettono
insieme intorno a un progetto amministrativo. La lista che mi sostiene è fatta
di moderati che non chiedono aiuto ai
partiti per avere il consenso, lo chiedono direttamente ai cittadini,
ascoltandoli e provando a spiegare le ragioni per cui dovrebbero darmi fiducia.
Io, poi, non ho tessere di partito. Paolo Fosso,
ora ritirato dalla corsa amministrativa, dice di averti invitato a far parte
della sua lista civica, ma che tu hai rifiutato. Secondo Fabio Andreola, spin
doctor di Fosso, l’operazione sarebbe
stata vincente. Molto più efficace dell’ingresso di Paolo nella tua lista. Sì,
ma ho risposto a Paolo, persona cortese quanto mai, che la sua candidatura
valeva il 3% e che sarebbe stato meglio che loro si unissero a noi. Purtroppo
non sono riuscito a convincerlo. Peccato.Un tuo
avversario sarà Cicchetti, reatino doc. Dalla sua ha una forte osmosi con la
città. Tu, come hai ricordato, sei di Posta, come pensi di superare la tua
alterità originaria con Rieti.È
vero che non sono nato a Rieti, ma da presidente della provincia, ho sempre
messo al primo posto l’interesse del Capoluogo. Poi, la contaminazione è sempre
un bene. Una città aperta che si lascia contaminare ha un futuro. Una città che
si chiude diventa asfittica. Muore di propri limiti. Cosa hai fatto
di buono per Rieti da presidente della Provincia? Come hai aiutato il suo
sviluppo?Penso
che l’Università sia stata una buona cosa. Fu una operazione culturale e
materiale portata avanti da quattro scellerati che lavorarono senza nemmeno il
rimborso spese. E l’evoluzione
che ha avuto ti convince?No.
Superati i mille iscritti, la sua razionalizzazione da fondazione a ente
consortile è stata una operazione sacrosanta. Poi, però, è diventata una
poltrona da occupare e non una realtà da far crescere. Crescere vuol dire darsi
un programma basato, oltre che sul bilancio, sulla caratterizzazione e
l’attualizzazione. Nella mia idea l’Università non voleva essere quella “sotto
casa”.Caratterizzazione
e attualizzazione che significano?All’inizio
ci si muove necessariamente col criterio quantitativo: più facoltà
possibili. Al tempo l’area della sanità
andava benissimo. Oggi serve altro. Attualizzazione vuol dire questo.
Caratterizzazione significa relazione col territorio e specializzazioni che
trovi solo qui. Oggi, dopo il sisma, Rieti ospita il Commissario per la
ricostruzione. Perchè non immaginare facoltà che formino tecnici
dell’emergenza, esperti di tecnologie innovative? E perché non pensare a
facoltà della logistica e dei trasporti sostenuta in termini di esperienza da
Amazon? In questo modo Rieti si connetterebbe al Polo della Logistica di Fara
Sabina.Quali sono per
te i principali problemi di Rieti?Il
lavoro e l’isolamento. Due cose connesse. Manca il lavoro perché Rieti è
isolata. Colpa delle
infrastrutture che mancano.Sì,
ma anche dell’isolamento mentale. Oggi le strade sono anche immateriali ed è su
quello che bisogna lavorare, oltre che sul miglioramento delle strade e della
ferrovia. Se voti Cicchetti perché è
reatino denoti isolamento mentale. Oggi un sindaco di Capoluogo di provincia, per
la condizione incerta e sottofinanziata in cui si trovano le province, ha la
funzione del presidente della Provincia e deve immaginarsi come un collettore di
territori e comuni più piccoli. Soprattutto, bisogna stabilire un rapporto di
reciprocità con Roma. Le strade non vanno pensate solo per partire da Rieti, anche,
direi soprattutto, per arrivarci. E bisogna cercare imprenditori che vogliano
investire a Rieti. Spetta alle istituzioni locali rendere interessante e
attrattivo il territorio. Penso alle famose ex aree industrialiCi sono “
poteri forti” a Rieti? Se sì da quale parte stanno?Poteri
forti ce ne sono stati. Sicuramente la Fondazione al tempo della elezione di Petrangeli
diede una mano. Non lo dico in senso negativo. Solo descrittivo. Oggi non mi
sembra lo stia facendo. Ci sono altri “poteri”, chiamiamoli così, che agiscono
in modo negativo. Quelli che scambiano il consenso con le assunzioni in aziende
miste a maggioranza comunale. Si chiama clientelismo. Mi fermo qui.Parli di Asm? Non
aggiungo altro.Petrangeli, al
tempo in cui fu eletto, promise agli abitanti di Casette di non far passare sul
loro territorio l’ultimo tratto della Rieti-Torano. In realtà poi si è
defilato. Tu cosa pensi di fare e soprattutto quale tracciato appoggeresti?Proprio
ieri ho chiamato l’Astral, ma non ho avuto risposta. Riproverò domani.
Comunque, io penso che un ammodernamento strutturale non deve mortificare i
diritti altrui. Io sarei per la proposta di Cittaducale, ovvero, col passaggio
a ponte Figureto per innestarsi sulla Salaria in località Cardito.
A lume di naso i costi sarebbero
equivalenti a quelli del tracciato della Provincia. Il sindaco
uscente ha nominato nove assessori. Non
pensi che un Comune in predissesto, con solo cinque dirigenti, dovrebbe
risparmiare sulla politica? A che servono tanti assessori?Se
a sostenerti sono tante liste e tanti partiti devi dare il contentino a tutti.
Ecco perché io voglio essere sostenuto da una sola lista. Per avere le mani
libere e nominare persone preparate che non vedano nel ruolo pubblico un
possibile collocamento lavorativo. I miei assessori debbono essere meno di nove
di sicuro e debbono avere un lavoro.
Solo così potrò dimezzare le attuali indennità di sindaco e squadra.Non credi che
il cittadino, più che chiedere di pagare poco i suoi rappresentanti dovrebbe
pretendere risultati?Sono
d’accordo, ma in un momento tanto difficile tutti debbono contribuire a ridurre il disagio della città.Il centro
storico langue e dopo il terremoto lo spopolamento appare vistoso. Come pensi
di riportarlo in vita?Per
cominciare penso al recupero del Mercato Coperto. Riportare la vendita dei
prodotti tipici locali dell’agroalimentare, all’interno della città significa
rigenerare la vita del centro storico e attrarre clienti anche da Roma e
dintorni.E come si fa
senza un sistema di parcheggi articolato e non tutti a pagamento? Ormai
in tutte le città il sistema dei parcheggi è a pagamento. L’importante è
renderli efficienti e meno costosi. Ad esempio con tariffe agevolate per i
compratori. Penso, poi, a un collegamento tra parcheggio coperto e mercato
coperto e predisporre un razionale Piano del traffico e una altrettanto
razionale mobilità interna dei trasporti. Il tutto in base ad obiettivi da
studiare con le categorie interessate al commercio e con gli abitanti. Ridurre
la Ztl. come propone Cicchetti, non serve a niente.Dove si
prendono i soldi per fare quanto dici ?Dai
progetti europei. Per chiudere,
parliamo della sanità locale. La Asl è stata commissariata. Tu sei stato Direttore
Amministrativo dell’Ares 118 della Regione. Cosa pensi della commissaria
Marinella D’Innocenzo che conoscerai sicuramente?La
conosco e penso che sia persona molto capace. Farà sicuramente bene alla nostra
sanità.
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