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A Mompeo una scelta di gusto |
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Fine settimana al'insegna del turismo locale a sostegno delle attività presenti a filiera corta |
27/09/2019 07:40 |
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Avventura al cimitero |
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Attardandosi al camposanto si può rimane soli |
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di Lino Di Stefano
giovedì 3 novembre 2016 - 08:24
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Può capitare a tutti, e capita,
di rimanere chiusi in un locale – ufficio, scuola, negozio, supermercato o posto qualsiasi – per diverse ragioni, non
ultima la distrazione, e attraversare momenti difficili e imbarazzanti per
chiunque soprattutto se non esistono strumenti efficaci per segnalare la
propria difficoltà. La Signora X, nella fattispecie, ha vissuto, di recente,
un’esperienza simile - segnatamente in un cimitero del suo paese di origine -
ma dotata, per fortuna, di quel congegno diabolico, ma anche utilissimo, che
risponde al nome di telefonino.L’inverno di un paio di anni fa, per la
precisione a gennaio, la Signora X si
era recata al camposanto del suo paese nativo per ottemperare a quell’obbligo
morale al quale nessuno dovrebbe sottrarsi, e speriamo neppure uno si sottragga,
per ovvi motivi, visto che nel luogo santo riposano i propri congiunti più
stretti. Ma, come succede un po’ a tutti, in tali casi, dopo aver espresso il
proprio cordoglio ai propri cari, spesso ci si sofferma a manifestare i medesimi
sentimenti ad altri parenti, amici e conoscenti.Considerato, altresì, che le
generalità e le immagini dei defunti, stampate sulle lapidi, esercitano un’irresistibile
attrazione su presenti e tenuto conto, ancora, della mole dei ricordi suscitati
dalla familiarità intessuta, a suo tempo, con gli stessi. Senza, trascurare,
naturalmente, le iscrizioni impresse sulle pietre tombali del tipo: “Singolare
testimonianza di virtù”, “Ligio al dovere fino all’estremo sacrificio”, “Raro
esempio di amore materno”, “Dedicò la sua esistenza a fare del bene al
prossimo” e così di seguito. E, allora, se la visita ai
defunti si è svolta o si svolge di pomeriggio, può accadere che una persona si
distragga, perda la cognizione del tempo, si ritrovi chiusa in qualche luogo
senza potersi districare da quella situazione di momentaneo disagio. Fatto
occorso alla Signora X nella circostanza citata la quale, senza perdersi
d’animo, data anche l’ora, ha subito telefonato alla caserma dei Carabinieri del
suo paese trovando il numero di telefono disattivato perché nei piccoli centri
anche l’Arma chiude i battenti, diciamo così, presto.Essa, però, sempre senza perdere
il controllo dei nervi, si è rivolta alla Caserma di una cittadina non lontana
dal luogo natìo ed è riuscita ad esporre la situazione in cui si trovava
quantunque il militare in servizio, in quel momento, ritenesse che si trattasse
di uno scherzo di cattivo gusto e, lì per lì, facesse anche un po’ d’ironia
sulla situazione di impaccio in cui si trovava la persona in questione.In attesa, comunque, che i militari
intervenissero per sbrogliare la situazione – un robusto cancello di ferro era,
nell’occasione, il baluardo più insuperabile – la Signora X aveva deciso che
male che andasse, avrebbe trascorso le lunghe ore della notte nel luogo santo
infilandosi, magari, in un loculo - dato che ve ne erano diversi vuoti - non
troppo alto per utilizzarlo alla bisogna. Questo perché la protagonista dello
spiacevole episodio era, ed è dotata, di tale temperamento da non nutrire, come
avviene di solito, turbamenti particolari e spaventi di sorta.Conclusasi, felicemente, la
sgradevole vicenda, la Signora X ha raccontato, e racconta, senza scomporsi,
agli amici e conoscenti il fatto strano anche perché, essa osserva, bisogna
avere paura dei vivi e non dei morti la cui anima – a seconda delle rispettive
credenze religiose e dei meriti o demeriti conseguiti in questa valle di
lacrime – risiede nel luogo loro
assegnato dall’Essere Supremo o da chi per Esso. A questo punto, ci piace porre
qualche domanda all’interprete della peripezia vissuta nel campo consacrato
dove riposano tutti morti. «Signora X, è vero che i fatti si
sono svolti come da noi descritti e che nemmeno le forze dell’ordine, nel caso
di cui si parla, i Carabinieri, hanno offerto le dovute garanzie in quanto
hanno pensato ad una burla e, per giunta, di cattivo gusto?». «Sì, esattamente».«È vero che se le mura di cinta
fossero state più basse avrebbe cercato di scavalcarle rischiando, all’occorrenza,
la frattura di una gamba?». «Sicuramente, sì».«È sempre vero, che se la
situazione non si fosse risolta, si sarebbe – anche per attutire i rigori del
freddo – rifugiata in un loculo vuoto e attendere l’inizio del nuovo giorno?». «Senza
ombra di dubbio».«Quale è stato, infine, il suo
effettivo stato d’animo trovandosi da sola, circondata, nottetempo, da tante
fiammelle, nel cimitero - parola che significa, giustamente, ‘dormizione’ -
spiritualmente a contatto con i suoi cari e i rimanenti defunti in buona parte
di sua conoscenza?». «Non mi sono sentita né sola, né impaurita, né
abbandonata, anzi ero in compagnia e
protetta dai miei cari (in particolar modo da mio padre e mia nonna paterna);
niente e nessuno mi avrebbe danneggiata!».
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