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La controstoria di Giampaolo Pansa |
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«L’Italiaccia senza pace» dedicato alla storia d’Italia più recente |
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di Lino Di Stefano
mercoledì 11 maggio 2016 - 10:11
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Abbiamo
letto quasi tutti i libri, editi da Rizzoli – e sono diversi, l’ultimo in
ordine di tempo ‘L’Italiaccia senza pace’ (2015) - che Giampaolo Pansa ha dedicato alla storia
d’Italia più recente ed ora ci accingiamo ad analizzare il primo, recentissimo,
della serie, ‘Controstoria d’Italia’, appunto, che prevede 6 volumi. Il titolo
preciso del primo tomo s’intitola ‘EIA EIA ALALA’, La nascita del fascismo’ (RCS, Milano,
2014, Edizione per il Giornale, Milano, 2016), e raggiunge quasi 370 fitte pagine, segno evidente dell’impegno
del celebre giornalista e, diciamolo pure, dello storico di Casale Monferrato.
Il quale effettua due imprese: con la prima,
fa storia partendo dalla cronaca locale della sua città di nascita, del suo
territorio e delle regioni limitrofe al Piemonte, con la seconda parla per
interposta persona con i nomi quasi sempre fittizi; operazioni, a nostro
giudizio, entrambe riuscite anche se educati alla lezione del grande studioso
reatino Renzo De Felice, nostro Maestro alla ‘Sapienza’ di Roma e nostro
relatore in sede di laurea.
I personaggi della cronistoria d’Italia in
questione – che prende le mosse dagli inizi del Novecento per distendersi fino verso
la conclusione del secondo conflitto mondiale, segnatamente con la persecuzione
degli Ebrei – ha, però, un interprete principale nella persona di Edoardo Magni
“nato – scrive testualmente l’Autore del libro in questione, “il 1° gennaio
1890, figlio unico di Ermete Magni, agricoltore”. Ma, non un agricoltore
qualsiasi bensì, è sempre Pansa che parla, un ricchissimo proprietario di “una
tenuta nella pianura tra Casale Monferrato e Mortara, ossia sul confine tra il
Piemonte e la Lombardia”.
Tenuta denominata la ‘Garibaldina’
perché, a detta del padre di Edoardo,
l’”aveva posseduta un ufficiale di
Giuseppe Garibaldi , un pavese che aveva partecipato alla spedizione dei Mille
in Sicilia”. Edoardo è, dunque, un facoltoso possidente agrario che, dopo la
partecipazione, da ufficiale, alla Grande guerra e dopo l’adesione al fascismo
vive, ora, nella sua tenuta un po’ in disparte senza assilli di alcun genere.
Naturalmente, egli segue le vicende a lui
contemporanee - in particolare le lotte fra i rossi e i neri - e le sue scelte
sono obbligate sia perché è un ex ufficiale dell’Esercito, sia perché come gli
altri agrari e gli altri borghesi si accorge, della tempesta che incombe sulle
loro teste, tra il 1919 e il 1920. La tenuta della famiglia Magni si estende,
inoltre, anche in una parte della Lomellina sicché è giocoforza difenderla
specialmente dopo la vittoria dei socialisti alla fine del 1919.
Pansa fa dire ad Edoardo che la Garibaldina,
pur essendo vasta, non rientra, però, nel
novero dei colossi dei più facoltosi agrari; ciononostante, si tratta sempre di
una tenuta di media grandezza governata da un discreto numero di lavoranti e di
salariati. Prova ne è che un altro personaggio, Rosa, dapprima accusa Edoardo
di comportarsi alle stregua degli altri possidenti della zona e, dopo, gli dice
testualmente: “Siete tutti uguali. Quando c’è di mezzo l’interesse non vi distinguete l’uno dall’altro”.
Incalzandolo ancora, Rosa lo apostrofa in
tali termini: “Edoardo: se ci sarà una rivoluzione proletaria, gli avventizi
saranno la truppa più scaldata. E vi daranno filo da torcere”. Sullo sfondo della
cronistoria dell’Autore, si muove una miriade di interpreti, di ogni ceto
sociale, e si alternano, altresì, eventi di valenza storica visto che la
sconfitta dei cosiddetti ‘rossi’ porterà alla nascita e all’affermazione del
fascismo. Occorre, a questo punto, aggiungere che l’Autore snocciola dati
oggettivi e di prima mano ragion per cui il lettore si rende effettivamente
conto dello svolgimento dei fatti.
Fatti cruenti, da una parte e dall’altra,
che conferiscono la dimensione della gravità e della complessità di un periodo
storico - la prima metà del XX secolo - quant’altro mai dilacerato sia per
effetto del sanguinoso primo conflitto mondiale, sia per effetto delle
conseguenze da quest’ultimo derivanti e le cui ripercussioni porteranno alla
nascita del fascismo e allo scoppio della seconda guerra mondiale. Ora è vero
che i menzionati ‘rossi’, si abbandonano alle vessazioni più odiose, ma è
altrettanto certo che pure i fascisti – ivi compresi i gerarchi più moderati –
si macchiano di soprusi ingiustificati.
E siccome la ricerca di Pansa è molto
fondata, non ci sono dubbi sulla veridicità delle sue affermazioni che spesso e
volentieri dànno i brividi; e ciò, non solo nel corso delle lotte fra i vari
partiti e i vari movimenti politici, ma soprattutto durante le famigerate e
inique leggi razziali. All’occorrenza egli - così come per le altre
vicissitudini aventi come protagonisti esponenti di spicco del regime al potere
– fa nomi e cognomi nel contesto di circostanze inoppugnabili.
Lo stesso Mussolini, nel periodo di maggior
acutezza degli scontri, anche con esponenti del suo stesso partito - perché in
dissenso, questi ultimi, con tante decisioni dall’alto - si macchia di più di
qualche comportamento eterodosso con grande meraviglia del lettore che rimane
sconcertato e sorpreso del cinismo del duce. Emblematico, al riguardo, rimane
il ‘caso Forni’ il quale, pur fascista della prima ora, viene, ad un certo
punto, perseguitato perché contrario a tante vessazioni ed angherie messe in
atto dal regime contro oppositori esterni ed interni
Tornando ad Edoardo Magni, bisogna precisare
che egli – pur nella sua generale neghittosità – rimane un personaggio umano
nel senso che quando è necessario fa del bene ed è generoso sia con i lavoratori
della sua tenuta, sia con gli ex commilitoni oppure con gli Ebrei, nel periodo
peggiore, a Casale e non solo a Casale, della persecuzione antigiudaica. In
merito, Pansa scrive pagine commoventi e tutte sorrette dai fatti; fatti che
non fanno certamente onore a coloro i quali queste leggi emanano e mettono in
pratica con estrema spregiudicatezza.
Non essendo possibile esaurire nell’ambito
di una recensione la ricerca pansiana, torniamo un istante a Edoardo Magni;
persona, abbiamo detto, senza infamia e senza lode – ed egli stesso ne è
convinto – la quale salva sì due donne ebree, Esther e Marianna Levi, ma con
l’aggiunta che tutte le altre che gli si concedono - l’ultima è proprio Marianna – lo fanno sia
perché assunte nella tenuta, sia per soggezione, sia, infine, per sbarcare il
lunario durante, in particolare, i momenti più tristi della guerra.
E, all’occorrenza, quest’uomo senza qualità,
per dirla con Musil, approfitta delle situazioni – sono infatti le donne, per i
motivi suddetti, segnatamente per necessità, a piegarsi alla potenza del danaro
dato che ne ha tanto - ed anche il matrimonio, con la nascita della figlia
Paola, è una necessità per non restare solo perché come dice la Bibbia, “Vae soli”. Alla fine,
Marianna – amante di Edoardo per bisogno e per spirito di sopravvivenza –
adotta una decisione che sconcerta anche lui .
Lascia l’Italia, paese in cui le leggi
razziali le hanno tolto la dignità, e si rifugia in Israele, l’”unico paese
sicuro per noi ebrei”, così le fa dire l’Autore. Un libro tutto da leggere e da
meditare, in definitiva, questo di Pansa, un lavoro, aggiungiamo, che mette
tutte le cose al loro posto tant’è vero che nessuno può sfuggire alla forza
delle sue argomentazioni e all’oggettività dei fatti squadernati sul tappeto.
Un libro, infine, che si legge tutto d’un
fiato, come un romanzo, ad onta della crudezza e del realismo delle vicende
narrate.
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